Perché Tiangong-1 non vi cadrà in testa (e cosa fare se accadesse)
No, Tiangong-1 non vi cadrà in testa. La stazione spaziale cinese, che ora si trova in orbita a 173 km di altitudine, cadrà nell’atmosfera tra circa 30 ore e verrà quasi completamente disintegrata a causa delle condizioni di estremo calore e pressione che, ad una velocità di oltre 24.000 km orari, si generano al contatto con strati di aria sempre meno rarefatta.
Durante il suo rientro incontrollato, la Tiangong-1 verrà progressivamente spogliata dei suoi strati più esterni bruciando al contatto con l’atmosfera, ma esiste la possibilità che alcuni detriti o una parte del suo carico riescano ad atterrare sulla superficie del nostro pianeta. Secondo SatView, che si occupa di tracciare i movimenti dei satelliti, il possibile luogo di impatto sarà l’Oceano Atlantico, al largo della costa occidentale dell’Africa, ma non sarà possibile stabilire con certezza dove cadranno i frammenti fino a 40 minuti dall’impatto.
In ogni caso, le probabilità di essere colpiti da un frammento della stazione spaziale sono nell’ordine di 1 su 290.000.000.000.000, per cui è molto più probabile essere colpiti da un fulmine o da un tavolo lanciato fuori dalla finestra di un palazzo durante una passeggiata, come ricorda Il Sole 24Ore. Tuttavia, se vi dovesse mai capitare di essere quell’unico caso su duecentonovantamila miliardi di possibilità, il consiglio è quello di non toccare assolutamente i detriti della Tiangong-1.
Primo, per la vostra salute: la stazione spaziale trasporta materiali estremamente nocivi e pericolosi per il contatto umano, oltre che taglienti e roventi a causa del rientro in atmosfera. Secondo, per gli infiniti problemi legali: secondo il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, la stazione spaziale è di proprietà del Paese di origine che l’ha lanciata. Di conseguenza, impossessarsi di un detrito spaziale equivale al furto di una proprietà governativa, reato gravissimo per cui è previsto l’arresto.
Immagine: Aerospace.org
Fonti: LiveScience – SatView – IFLScience – Space.com