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Tutto sul Metaverso (dall’interno del Metaverso)

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Da quando Mark Zuckerberg ha annunciato il cambio di nome da Facebook a Meta, abbiamo cominciato a sentir parlare con insistenza di metaverso. A distanza di mesi da quell’annuncio, decine di brand e aziende di tutto il mondo si sono attrezzate per costruire la propria presenza in questa nuova dimensione, dandoci un segnale molto chiaro: si sta davvero facendo sul serio. Ecco perché è importante sapere precisamente di cosa stiamo parlando: tutti, dalle imprese ai professionisti fino alle singole persone abbiamo davanti una distesa di opportunità. In questo e nei prossimi video, dunque, vi spiegherò di cosa si tratta in modo pratico e concreto ma, a differenza degli altri video che trovate su YouTube, ve ne parlerò mostrandovi dall’interno cos’è e come funziona il metaverso.

Cos’è il metaverso

Partiamo dall’inizio, perché tutti ne hanno sentito parlare ma non tutti hanno capito bene cos’è. Il Metaverso è un mondo virtuale in cui ogni persona può entrare e creare la propria identità – rappresentata visivamente da un avatar, simile al personaggio di un videogame – e compiere qualsiasi tipo di attività, dal lavoro al tempo libero, dall’esplorazione all’interazione con le altre persone. All’interno, chiunque può possedere beni o proprietà digitali, come ad esempio terreni, edifici, vestiti e altri oggetti virtuali da creare, acquistare o vendere utilizzando euro oppure una moneta digitale, come una criptovaluta, che quindi ha valore reale e può essere convertita in euro. Se volete farvi un’idea molto precisa del metaverso, vi consiglio di vedere il film Ready Player One di Steven Spielberg.

Ad oggi non esiste un unico metaverso, ma tanti metaversi diversi tra loro, ciascuno con le proprie caratteristiche e funzionalità. In generale, si dividono in due categorie:

  • Metaversi in 2D, accessibili tramite browser o scaricando uno software, in cui il proprio avatar si controlla con mouse e tastiera come se fosse il personaggio di un videogame. I due principali metaversi di questo tipo sono Decentraland, Roblox e The Sandbox.
  • Metaversi in Realtà Virtuale (VR), come Oculus di Meta, a cui si accede indossando un visore e una serie di sensori, per un’esperienza immersiva che permette all’utente di entrare fisicamente in un luogo virtuale in cui potersi muovere a 360 gradi e compiere qualsiasi azione con il corpo e la voce.

Chiariamo una cosa. Oggi molti credono che il metaverso possa sostituire la nostra vita reale e tanti altri che invece sostituirà Internet. A mio avviso, non accadrà nessuna delle due. Il metaverso, infatti, non è alternativo alla realtà o al digitale, ma crea una terza dimensione tra le due che abbatte le barriere fisiche della vita reale, permettendo alle persone di incontrarsi e interagire a prescindere da dove si trovino. Quindi non significa rinunciare alle esperienze reali né mettere da parte le abitudini digitali.

Applicazioni

Ok, ma quindi cosa si può fare in uno di questi metaversi? Beh, nel metaverso le persone possono creare, interagire, incontrarsi e fare tutto ciò che fanno con Internet, ma nel modo in cui lo farebbero nella realtà, e quindi non vivendo esperienze e contenuti attraverso lo schermo del PC o dello smartphone, ma entrandoci dentro per viverle fisicamente con il proprio corpo. Non servono più mouse e tastiera, ma ogni cosa viene fatta con il nostro corpo, le mani, gli occhi, la voce.

Ad esempio, invece di guardare un film in televisione, possiamo entrare fisicamente nella scena e guardarla dall’interno. Mentre oggi discutiamo di politica, attualità o lavoro su Facebook e altri social, nel metaverso possiamo andare ad un evento pubblico, sederci e parlare a voce con le altre persone senza muoverci dal nostro divano. Così come, invece di guardare un concerto o una partita in streaming, possiamo acquistare un biglietto virtuale e guardarli dal palco o a bordo campo. Il metaverso ci permette anche di entrare in un negozio virtuale, provarci un vestito prima di acquistarlo oppure parlare con un consulente a cui chiedere informazioni. Invece di allenarci da soli a casa possiamo frequentare una palestra virtuale, in cui essere seguiti in tempo reale da un personal trainer oppure sederci sulla cyclette o il vogatore e partecipare ad una gara con altre persone.

Se tutto questo rappresenta una moltiplicazione delle opportunità per gli utenti, anche le aziende e i professionisti hanno molte possibilità in più per lavorare o per far conoscere i propri servizi e prodotti. Nel metaverso, ad esempio, si potranno creare e maneggiare facilmente prototipi senza dover affrontare i costi di produzione reale, si potranno mostrare progetti in via di sviluppo, come una casa in costruzione, o già esistenti, come un hotel, una collazione di abiti o delle opere d’arte.

Evoluzioni future

Alcune applicazioni sono già pronte, sia nei metaversi come Decentraland o The Sandbox, sia nella realtà immersiva di Horizon. L’avatar sarà – e in parte già è – altamente personalizzabile. Ci somiglia quanto vogliamo e potrà vestire gli abiti che compreremo per lui, così come ci consente di poter essere qualcuno di completamente diverso (anche di un altro sesso).

Ma il metaverso così come se lo stanno immaginando aziende come Meta è ancora in via di sviluppo. La ricerca si sta concentrando soprattutto sulle tecnologie per portare tutti i nostri sensi all’interno della realtà virtuale, come tute dotate di sensori per il tracking del corpo, speciali guanti aptici che ci permetteranno di percepire attraverso il tatto, o sensori ancora più potenti per replicare i nostri movimenti e le espressioni facciali. In parole povere: vivremo. Ciò significa che la comunicazione con l’altro sarà vivida e che il metaverso si profilerà come mezzo, potentissimo, per raggiungere molte più persone di quante non potremmo nella dimensione fisica, in un modo molto vicino alla naturalezza delle relazioni che conosciamo nella vita di tutti i giorni.

Centralizzato o decentralizzato?

Oltre a distinguere i metaversi per la modalità di fruizione (browser in 2D o realtà virtuale), un’altra differenza sostanziale è quella tra metaversi centralizzati e decentralizzati. Nel primo caso, come avviene per Oculus, il metaverso è di proprietà di un unico soggetto – in questo caso Meta – che lo sviluppa e lo gestisce privatamente, dando la possibilità agli utenti di accedere e creare contenuti al suo interno ma mantenendone il controllo e la moderazione, come oggi avviene per i social network. Nel secondo caso invece, come avviene per Decentraland e The Sandbox, alla base del metaverso non c’è un’azienda proprietaria ma la blockchain, una tecnologia aperta e diffusa a livello globale che consente di creare applicazioni ed effettuare operazioni certificate senza la possibilità di contraffazione o controllo da parte di qualcuno.

È su questa tecnologia che si basano le criptovalute e gli NFT (Non Fungible Token), i certificati digitali che consentono di attestare l’unicità di un qualsiasi file o oggetto digitale, e da cui nasce il concetto di Web3: una nuova era di Internet in cui contenuti o beni digitali non saranno più creati e gestiti all’interno delle piattaforme proprietarie delle bigtech (come avviene oggi con Google, Facebook, Amazon), ma saranno di proprietà delle persone stesse e potranno venderli, crearli o acquistarli senza alcun limite, controllo o moderazione da parte di terzi.

È evidente, dunque, che questo rappresenta oggi il più grande limite di Oculus: per costruire un metaverso che possa essere adottato a livello globale e funzionare come Internet, blockchain e NFT saranno essenziali per certificare e gestire le proprietà private di ciascun utente, che si tratti di terreni virtuali, opere d’arte e vestiti per il proprio avatar. Stiamo parlando di un mercato dalle enormi potenzialità, basti pensare che nel solo mese di settembre 2021 il mercato dell’arte basato sugli Nft ha avuto un giro d’affari superiore ai 700 milioni di dollari e che la compravendita di skin (gli elementi con cui si possono caratterizzare gli avatar) vale circa 40 miliardi di dollari l’anno. Non a caso, Meta ha già tentato in passato di introdurre una sua criptovaluta e di recente ha annunciato l’intenzione di offrire la possibilità di utilizzare, scambiare e vendere gli NFT.

Conclusione

Se oggi i metaversi sono paragonabili ai social media, in quanto ciascuno ha le proprie caratteristiche e gli utenti possono avere un’identità separata in ciascuno, la visione di Zuckerberg (e di tanti altri big) è quella di giungere – tra almeno 5 anni – ad un unico metaverso (quindi più simile all’Internet globale a cui tutti ci connettiamo) verso cui tutti gli attuali metaversi convergeranno, trasformandosi in porte di accesso verso un unico mondo virtuale a cui le persone potranno accedere con un’identità univoca e certificata.

Al di là delle evoluzioni tecniche, il metaverso ci permette di espandere la nostra vita reale e di dotarci di un’identità digitale che potrà rappresentarci quanto vorremo. Siamo noi, infatti, a disegnare il nostro avatar e lo potremo fare con un livello di personalizzazione sempre maggiore, come saremo noi a scegliere le esperienze da vivere tra un’offerta che è destinata ad espandersi all’infinito. Da un punto di vista teorico, infatti, non esistono limiti al metaverso, se non quelli tecnologici che il progresso sarà di volta in volta capace di superare, e quelli legislativi e normativi che le società dovessero ritenere di introdurre.

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